in Alessandria piazzetta della lega ore 16.30
Tratto da l'Unità del 14 febbraio 2011 - Rubrica Filo Rosso di Concita De Gregorio -
Un tempo nuovo
«Le donne per strada danno alla luce un tempo nuovo. Voglio essere anche io con voi, credo di doverlo a Josè. Voglio firmare come Pilar Del Rio, come presidente della Fondazione Saramago».
La lettera di Pilar Saramago arriva da Lanzarote che è già notte. Arriva insieme alla telefonata di Oscar Luigi Scalfaro che è con sua figlia Marianna e dice «grazie, le donne oggi in Italia si sono fatte onore. Vi ammiriamo tanto, vi mandiamo un saluto affettuoso». Arriva mentre i telefoni in redazione non smettono di squillare e migliaia di foto e di messaggi giungono sul sito, mentre da Berlino e da New York le radio chiedono un commento, mentre i bambini che hanno disegnato in piazza del Popolo con Lorenzo e Susanna Terranera, oggi, tutto il giorno, già sono a dormire. La piazza disegnata dai bambini resterà una delle immagini più belle: centinaia di metri di cartone che ora sono lì appoggiati alle pareti della piazza, un murale con mille occhi e mille sorrisi. C'erano due suore tedesche che volevano assolutamente la borsa con Piccoletta di Beatrice Alemagna per portarla alle sorelle. C'erano i violoncellisti che provavano il Dies Irae perché il giorno del giudizio arriverà, e sarà in vita. C'erano ragazzine che chiedevano autografi alla cantante famosa e lei che rispondeva "brave che siete venute".
Uomini, moltissimi, padri coi bambini, giornalisti di tutto il mondo che intervistavano anziane scese da casa in ciabatte, «perché le manifestazioni sono una cosa faticosa e non sono più abituata».
C'era così tanta gente, a Roma, che nella piazza non si poteva entrare più già dalle tre del pomeriggio e allora i cortei spontanei sono andati altrove, verso Montecitorio e verso palazzo Chigi, coi palloncini e con gli adesivi che dicevano "L'amore è gratis", "Sono nipote di mio zio".
C'era così tanta gente, a Roma, che nella piazza non si poteva entrare più già dalle tre del pomeriggio e allora i cortei spontanei sono andati altrove, verso Montecitorio e verso palazzo Chigi, coi palloncini e con gli adesivi che dicevano "L'amore è gratis", "Sono nipote di mio zio".
Dalle città d'Italia e del mondo, mentre Maria Stella Gelmini diceva cose tipo «una piazza radical chic», arrivavano centinaia e centinaia di messaggi e quando tutti insieme abbiamo fatto silenzio per un minuto e mezzo, che è lunghissimo, e dopo alla domanda se non ora quando abbiamo risposto "Adesso" c'è stato qualcuno che ha riso e qualcun altro che ha pianto, molti si sono abbracciati, sconosciuti grati ad altri sconosciuti, e abbiamo saputo con certezza che sì, il vento si sta alzando, che non basterà mai più dire sono quattro femministe, sono post sessantottini, sono moralisti, che le bugie e la propaganda non possono vincere la vita vera, che non importa se il Tg1 proprio stasera ha deciso di spiegare agli italiani come vive un egiziano tipo pur di mandare in onda il servizio sull'Italia che respira in coda al tg. Non importa, davvero. Non potranno far nulla perché la forza delle cose è qui, così evidente così potente: è quella - come dice Pilar Saramago - della gente che esce per strada e celebra il trionfo dei cittadini, delle donne che danno alla luce un tempo nuovo.
Adesso fanno silenzio, i dipendenti del Padrone chiamati in forze a suonare la grancassa. Fanno silenzio perché altro non possono fare.
Dal palco, dai palchi in tutta Italia si sono sentite le voci di uomini e donne, suore e ragazze, si è sentita Susanna Camusso dire «Si può cambiare perché il futuro è nostro e dovranno capirlo», sì dovranno capirlo. Veniva alla fine di una lunga serie di "vorrei", il suo "si può cambiare": tutti i nostri vorrei, sguardi limpidi una sola morale la giustizia per tutti la forza di dire no. Non sarà più la stessa, l'Italia, da oggi. Perché le donne, che in ogni luogo e in ogni epoca hanno dettato il tempo delle rivoluzioni, sono state capaci ancora una volta di rispondere all'appello sebbene esauste, deluse da questa politica, sfiduciate e mortificate. Ancora una volta hanno preso il soprabito per uscire, per camminare in piazze sgombre di insegne, di esibire i loro volti autentici, così diversi da quelli che vediamo in tv e di essere le protagoniste. Hanno preso la parola, chi ha spesso tribuna ha fatto un passo indietro per lasciarla a chi non può parlare mai. Ma da oggi, davvero, sarà un po' più difficile per tutti raccontare la favola che gli stipendiati del sovrano si affannano a diffondere con tutti i mezzi - e sono molti - che hanno. Da oggi sappiamo con certezza che l'altra Italia si è rimessa in moto e non starà in silenzio. Ci hanno chiesto in tanti, ci hanno chiesto tutti: e adesso?
E adesso bisognerà che tutta questa forza trovi casa, che si senta e sia rappresentata da chi può farlo, nei luoghi che servono. Un giornale, un movimento, un gruppo di persone, un luogo in internet, un passa parola di casa in casa, un progetto di rinascita che sia capace di diventare progetto politico, perché la politica è qui, è nelle cose: la politica è dove i cittadini chiedono rispetto per il loro futuro. Le donne italiane sono state capaci di fare quello che da anni, da molti anni non avevamo visto accadere. È vero, dunque: hanno battuto un colpo. Adesso. Che sia la prima battuta di una nuova musica. Noi ci saremo, c'eravamo e resteremo. Grazie a tutte e tutti voi, che ci indicate il futuro.
E adesso bisognerà che tutta questa forza trovi casa, che si senta e sia rappresentata da chi può farlo, nei luoghi che servono. Un giornale, un movimento, un gruppo di persone, un luogo in internet, un passa parola di casa in casa, un progetto di rinascita che sia capace di diventare progetto politico, perché la politica è qui, è nelle cose: la politica è dove i cittadini chiedono rispetto per il loro futuro. Le donne italiane sono state capaci di fare quello che da anni, da molti anni non avevamo visto accadere. È vero, dunque: hanno battuto un colpo. Adesso. Che sia la prima battuta di una nuova musica. Noi ci saremo, c'eravamo e resteremo. Grazie a tutte e tutti voi, che ci indicate il futuro.
Concita de Gregorio
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