Non era necessario essere comunista per emozionarsi nel pensare che una società più giusta fosse possibile.
Che tramite artisti come gli Inti-illimani o Joan Baetz o John Lennon si potesse coltivare la passione per un vivere comune meno ingiusto…
I giovani di oggi hanno la fortuna, perché sono più giovani, e la sfortuna di non aver vissuto quegli anni straordinari. Non hanno potuto assaporare la passione che coinvolgeva noi ragazzi, giovanotti, studenti, operai, artisti. La musica poi faceva il resto.
“DAI UNA POSSIBILITA’ ALLA PACE” cantavano i Beatles. “BLOWIN’ IN THE WIND” cantava Bob Dylan. “WE SHALL OVERCOME” cantava Joan Baetz.
Nel mentre irrompono gli Inti-illimani. Durante l’occupazione cilena di Pinochet, spalleggiato dalla CIA, cantavano “EL PUEBLO UNIDO HAMAS HERAS VENCIDO”, e vengono mandati in esilio.
Come potevano i nostri cuori e le nostre menti non essere pieni di ideali, di speranze in parte delusi. Come possiamo oggi accettare questa mancanza di gioia, questa assenza di valori. Forse siamo, sono, fuori dal tempo. Bene non mi interessa. Dentro di me e dentro molti della mia generazione, vivono ancora questi sentimenti e basta un piccolo ricordo di una canzone del 1968 per sollecitarli ancora di più.
Beppe, tu sai esattamente cosa voglio dire e davvero spero che tanti ragazzi di oggi non mi considerino un idealista del piffero, perché se le nuove generazioni non coltiveranno degli ideali dentro di loro, vivranno in modo insignificante e colorato solo dei nebulosi colori del “sembrare è meglio che essere”…
Marcello Tedesco
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