di Roberto Massaro
Smentendo tutte le ultime indagini di sociologia e i soliti luoghi comuni, ad Alessandria è sbocciata nuovamente la passione per l’impegno politico. Segno che nella nostra città la disaffezione alla politica e l’avversione alla casta non hanno attecchito mentre si è riscoperto un nuovo civismo e una nuova voglia di partecipazione. Ma è proprio così? Propongo qualche riflessione per cercare di capire ed interpretare gli eventi. Innanzitutto un dato numerico. Cinque anni fa al primo turno delle elezioni amministrative, vinte largamente dal sindaco Fabbio, i candidati in corsa erano cinque. Oggi, a sei mesi dalle elezioni, sono già almeno una decina coloro che hanno annunciato la propria discesa in campo. Ma, pare, che il numero sia destinato a salire ulteriormente mancando ancora all’appello qualche partito o lista civica. Di fronte a questo quadro, sorgono tre considerazioni. La prima è che una ridotta capacità dell’esame di realtà caratterizza in alcuni casi i candidati. Questi, con malcelata ambizione, ritengono infatti che la buona volontà e qualche lodevole idea siano sufficienti per amministrare una città come Alessandria, gravata dall’evidente stato di sofferenza del bilancio, causato dal malgoverno dell’attuale giunta. Saranno necessarie, invece, una visione complessiva, una notevole capacità amministrativa e una squadra ricca di competenze e professionalità. La seconda considerazione individua l’aspetto più deteriore di questa fioritura di candidature: tanti candidati possono impedire una vittoria al primo turno con conseguente rinvio al ballottaggio dove le liste minori avranno l’opportunità di far pesare il loro pacchetto di voti in cambio di posti in giunta o nelle municipalizzate. Ovviamente tutto questo in nome di un “nuovo modo di far politica alternativo alla destra e alla sinistra” che alcuni di questi candidati immaginano di incarnare. Ecco allora che per i cittadini di Alessandria diventa importante discernere la qualità morale insita non solo nelle singole scelte, bensì anche nel modo di operarle. La terza considerazione è che questa situazione svela la crisi dei partiti tradizionali. I riferimenti ideologici e di valore a cui si ispiravano sono stati sostituiti, in molti casi, dalla fiducia personale. Il rapporto con la società avviene sempre meno attraverso la partecipazione e l’organizzazione e sempre più attraverso la comunicazione e i media. Ne segue un costume politico che non cerca il dialogo e che non si confronta. E’ cresciuta pertanto l’idea della politica intesa come luogo del successo in cui è possibile chiedere deleghe a governare, non sulla base di programmi condivisi e credibili, bensì su promesse generiche. Bene ha fatto allora il centrosinistra, andando controcorrente, a promuovere le primarie che avranno luogo domenica prossima, 13 Novembre. Mauro Buzzi e Rita Rossa hanno incontrato in queste settimane quei cittadini che non vanno più nelle sezioni di partito, che sono un po’ frastornati dalla crisi e inquieti per il futuro, che non affollano i ristoranti e non prendono abitualmente l’aereo. Li hanno incontrati nei bar, ai mercati, di fronte ai centri commerciali, nelle piazze. Li hanno ascoltati e, cercando di interpretare le loro attese, hanno definito se non ancora un programma amministrativo, alcune idee forti sulle quali aprire dei cantieri di elaborazione nei prossimi mesi, indipendentemente dal risultato di domenica prossima. Anche per i credenti, sia chiaro, non è più il tempo della noncuranza e del silenzio come molte volte nelle ultime settimane ci è stato ripetuto da eminenti esponenti dell’episcopato. Come siamo pronti a scattare di fronte agli attentati all’integrità e al valore della vita, con altrettanta prontezza dobbiamo esigere risposte convincenti a domande molto concrete. Quali proposte contro le povertà e l’emarginazione? Quali iniziative per arginare la disoccupazione, la mancanza di case, il degrado dei territori? Quali servizi per i giovani, gli anziani, i bambini, le famiglie, i diversamente abili? Quale idea di mobilità sostenibile, di urbanistica e di rispetto dell’ambiente? Quali impegni per la trasparenza amministrativa, il rispetto della legalità e la partecipazione dei cittadini oltre il momento elettorale? Quale impulso alla cultura, allo sport e al turismo in questa città? Qual è l’idea di sicurezza e come si pensa di declinarla? Quali progetti in materia di diritti e pari opportunità? Quale piano per l’educazione alla convivenza con i cittadini provenienti da altri paesi? Questa dovrebbe essere, a mio parere, per i credenti (e non solo) la griglia di valutazione sulla quale misurare le proposte offerte dai vari candidati per il governo di questa città, luogo di profezia e di speranza.
(da Appunti Alessandrini nr 10/2011)
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