Roberto Massaro
La risonanza mediatica che ha preceduto ed accompagnato la beatificazione di Giovanni Paolo II ha inevitabilmente coinvolto anche il nostro premier che nell’imminenza dell’evento ha pronunciato la seguente frase al GR1 : “Il Parlamento non dovrebbe mai varare nessuna legge contraria e negativa rispetto ai valori della tradizione cristiana”.
Di fronte a tale affermazione sono molti gli interrogativi che si pongono.
Da credente, non mi appartiene l’idea che i valori della tradizione cristiana debbano essere imposti per legge anche a coloro che professano altri credo religiosi o che non ne professano alcuno.
Il Parlamento di uno Stato laico deve promulgare leggi che non siano in contrasto con i valori della propria Costituzione.
La Costituzione Repubblicana è l’unico documento nel quale ogni cittadino deve riconoscersi.
E’ troppo facile, poi, smascherare l’affermazione del premier alla luce di alcuni provvedimenti varati dai suoi governi negli ultimi 17 anni. Qualche esempio.
La depenalizzazione del falso in bilancio, la reiterazione di provvedimenti di condono fiscale, le facilitazioni per il rientro di capitali illecitamente portati all’estero, sono norme varate nel rispetto dei valori della tradizione cristiana? O non sono forse atti per coprire le mancanze verso il 7° comandamento: non rubare! Che dire poi di tutti i provvedimenti in materia di giustizia, varati non per l’interesse generale ma per la salvaguardia di pochi o forse di una persona sola dal giudizio su reati commessi?
Sono secondo la tradizione cristiana le norme varate con la legge Bossi-Fini in materia di immigrazione o quelle previste dal cosiddetto “ pacchetto sicurezza” del ministro Maroni? Appartiene ai valori della tradizione cristiana la compravendita di deputati e senatori che, gettando discredito sulle istituzioni repubblicane, provoca nell’opinione pubblica, in particolare tra i giovani, sdegno e rifiuto verso la politica ed i partiti? E’ secondo la tradizione cristiana falsificare le firme per presentare le liste in appoggio al cattolico Formigoni in Lombardia?
Il Parlamento e la prassi politica negli ultimi anni hanno più volte violato i valori della tradizione cristiana. Ma non si sono limitati a questo. Hanno più volte violato anche i principi della nostra Costituzione tanto che, la Corte Costituzionale, è più volte intervenuta per rigettare leggi approvate dal Parlamento. Quello che sconcerta ma, fino ad un certo punto, è il silenzio supino dei tanti laici credenti che militano nei partiti della maggioranza!
Troppo spudorato e furbesco coprire maldestramente questi provvedimenti con pronunciamenti dal vago sapore farisaico sull’istituto familiare, sul fine vita o sulla difesa della scuola privata soprattutto se queste affermazioni vengono fatte in campagna elettorale. Forse oltre Tevere c’è ancora qualcuno disposto a dare credito alle affermazioni del premier, ma il disagio tra i credenti è diffuso. Non mi avventuro poi sui comportamenti privati del premier; non mi spetta dare valutazioni morali ma come cittadino e come credente chiedo che, se sono stati commessi dei reati, questi vengano accertati e giudicati dalla magistratura ed esigo che il premier si presenti di fronte ai giudici ed accetti le sentenze che verranno emesse in nome del popolo italiano.
Resto, pertanto, fedele alla tradizione del cattolicesimo democratico; una fedeltà ad un metodo e ad un contenuto. Il metodo è quello della laicità, che si fonda sull’incontro fra cattolici e democrazia in Italia e che induce a studiare e perseguire il bene complessivo possibile nei campi della vita, della famiglia, della libertà e della scuola insieme a tutti gli uomini di buona volontà nella fedeltà intransigente alla Costituzione e al Concilio. Il contenuto è quello di stare preferenzialmente dalla parte di chi sta peggio, di chi fa più fatica.
Su questa strada difficilmente incontrerò i valori della tradizione cristiana secondo l’interpretazione del nostro premier: ma di questo mi rallegro!
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